Il 19 dicembre 1848 , a Haworth, nello Yorkshire, moriva Emily Brontë. Aveva solo trent’anni. Non era una figura pubblica, non cercava il successo, non amava la mondanità. Eppure, con un solo romanzo, avrebbe lasciato un segno indelebile nella letteratura mondiale. Ricordare Emily Brontë in questa data non significa soltanto commemorare una morte precoce, ma interrogarsi su un paradosso affascinante: come una donna così riservata abbia potuto scrivere una delle storie più violente, appassionate e disturbanti dell’Ottocento . Emily era la seconda delle tre sorelle Brontë sopravvissute all’infanzia: Charlotte, Emily e Anne. Di tutte, era la più schiva. Preferiva la compagnia della brughiera , degli animali, del vento che attraversava i campi attorno alla canonica di Haworth. La società le stava stretta, le conversazioni mondane la infastidivano, e persino il successo letterario — che pure arrivò, seppur tardi — non sembrava interessarle. Charlotte stessa la descrisse come una cr...
Il 16 dicembre nasceva Jane Austen, e a distanza di oltre due secoli le sue parole continuano a essere vive, lette, amate. Non solo come grandi classici della letteratura, ma come fonte di ispirazione, soprattutto per le donne che scrivono. Jane Austen non temeva di essere nazionale e popolare . Non scriveva per pochi, non alzava muri tra sé e i lettori. Scriveva di ciò che conosceva: relazioni, sentimenti, dinamiche familiari, desideri e aspettative. Scriveva d’amore, senza vergogna. E forse è proprio questo il suo gesto più rivoluzionario. In un’epoca in cui parlare d’amore poteva sembrare frivolo, Austen lo faceva con intelligenza e ironia. Nei suoi romanzi l’amore non è mai cieco o ingenuo: è un percorso di crescita, di consapevolezza, di confronto. Le sue protagoniste sbagliano, cambiano idea, imparano a conoscersi. E soprattutto scelgono. Jane Austen quasi scherzava sull’amore, lo osservava con uno sguardo brillante, talvolta spietato, sempre profondamente umano. Dietro i lieto f...