Il 16 dicembre nasceva Jane Austen, e a distanza di oltre due secoli le sue parole continuano a essere vive, lette, amate. Non solo come grandi classici della letteratura, ma come fonte di ispirazione, soprattutto per le donne che scrivono.
Jane Austen non temeva di essere nazionale e popolare. Non scriveva per pochi, non alzava muri tra sé e i lettori. Scriveva di ciò che conosceva: relazioni, sentimenti, dinamiche familiari, desideri e aspettative. Scriveva d’amore, senza vergogna.
E forse è proprio questo il suo gesto più rivoluzionario.
In un’epoca in cui parlare d’amore poteva sembrare frivolo, Austen lo faceva con intelligenza e ironia. Nei suoi romanzi l’amore non è mai cieco o ingenuo: è un percorso di crescita, di consapevolezza, di confronto. Le sue protagoniste sbagliano, cambiano idea, imparano a conoscersi. E soprattutto scelgono.
Jane Austen quasi scherzava sull’amore, lo osservava con uno sguardo brillante, talvolta spietato, sempre profondamente umano. Dietro i lieto fine non c’è mai solo il matrimonio, ma il riconoscimento di sé, del proprio valore, del diritto alla felicità.
Per questo continua a essere un faro per chi scrive romance oggi. Austen ci insegna che l’amore non è un tema minore, né una debolezza narrativa. È materia viva, complessa, potentissima. Raccontarlo bene significa raccontare il mondo.
Era rivoluzionaria a modo suo, Jane Austen. Senza proclami, senza scandali, ma con frasi affilate e personaggi indimenticabili.
Perché l’amore non è forse la più grande rivoluzione?
Come scrittrice romance, un genere troppo spesso considerato “minore”, sento Jane Austen vicina. Attenzione, non ne condivido un capello, nemmeno se rinascessi cento volte riuscirei ad avvicinarmi alla sua grandezza, ma la sento vicina nell'anima. Non mi vergogno di scrivere storie d’amore, non cerco snobismi né approvazioni dall’alto. Voglio intrattenere, emozionare, arrivare alle persone. Esattamente come faceva lei. Certo, se un domani una cosa chiamata fama dovesse mai arrivare, l'accoglierei. Ma io, nel mio piccolo mondo, sto benissimo.
Jane Austen mi ricorda che raccontare l’amore non è una resa, ma una scelta. Che essere popolari non significa essere superficiali. Che l’ironia, il sentimento e la leggerezza possono convivere con l’intelligenza e la profondità.
Scrivere romance, oggi come allora, è un atto di libertà. E se le sue storie continuano a parlarci dopo duecento anni, forse è perché Jane Austen lo sapeva già.



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