Addio, Sophie Kinsella. La scrittrice che ha cambiato la mia idea di felicità, di scrittura, di vita imperfetta.
Ci sono autrici che ti accompagnano. E poi ci sono autrici che ti cambiano.
Prima di essere un'icona della chick-lit, Sophie Kinsella era Madeleine: una donna con sogni, paure, risate contagiose e una sensibilità fuori dal comune. Scriveva per capire la vita, per alleggerirla, per darle un ritmo più dolce. È stata madre, moglie, amica, e poi autrice, ma soprattutto una compagna silenziosa per chi, come me, l’ha letta durante i passaggi importanti della vita.
La sua penna ha sempre avuto qualcosa di familiare: sembrava di ascoltare una persona che ti conosceva davvero. E forse è per questo che oggi fa così male salutarla. Perché non se ne va solo una scrittrice, ma una presenza che ci faceva sentire meno soli.
Per me, Sophie Kinsella è stata una presenza silenziosa ma fondamentale, una voce che mi ha insegnato che la leggerezza può essere profondissima e che si può raccontare la vita reale anche mentre si ride.
La notizia della sua scomparsa mi ha colpita come una fitta, come quando si perde qualcuno che non si conosce di persona ma che ha abitato la nostra vita nei modi più intimi e quotidiani.
Chi era davvero Sophie Kinsella?
Sophie Kinsella non era solo il nome dietro i bestseller, ma il pseudonimo di Madeleine Sophie Wickham una donna dalla vita intensa e sfaccettata, capace di trasformare il quotidiano in sogni, risate, fragilità e speranze. Nata a Londra il 12 dicembre 1969, Madeleine studiò prima musica e poi – al prestigioso New College, Oxford – Filosofia, Politica ed Economia.
Dopo l’università si trovò ad affrontare la routine di una giornalista finanziaria: un mondo fatto di numeri, monotonia e rigore, spesso lontano dalle emozioni, dalle risate e dalle storie che invece amava leggere. Proprio nei tempi morti del pendolarismo - nei treni, durante gli spostamenti - nacque in lei il desiderio di raccontare storie.
Il suo esordio come scrittrice avvenne con il romanzo The Tennis Party, firmato col suo vero nome. Ma fu nel 2000, con The Secret Dreamworld of a Shopaholic - in Italia noto come I Love Shopping - che arrivò la svolta: Becky Bloomwood, la protagonista imbranata, ironica, sognatrice e “shopaholic”, divenne l’icona di una generazione di lettrici. Quel libro non fu solo un successo editoriale: fu un invito a ridefinire la chick-lit, l’amore, l’irriverenza e la vulnerabilità come parte di storie capaci di ridere, sperare, sognare.
Ne seguirono decine: romanzi per adulti, giovani, anche per ragazze e temi diversi, ma sempre con quel tono garbato, ironico, sincero. I suoi libri - tradotti in decine di lingue - hanno venduto decine di milioni di copie in tutto il mondo.
E nonostante il successo, Sophie non ha mai smesso di essere una madre, una moglie, una donna che conosceva le luci e le ombre della vita. Nel 2022 le fu diagnosticato un tumore al cervello (glioblastoma), notizia che rese pubblica solo nel 2024: una decisione difficile, dettata dalla volontà di proteggere la sua famiglia.
In quei mesi bui continuò a scrivere, a raccontare, a trasmettere con la sua penna la speranza, la fragilità e la forza che aveva sempre mostrato nei suoi libri. Anche quando la malattia la stava consumando, ha scelto di chiudere il cerchio con un’ultima storia, un’ultima testimonianza: perché per lei - e per noi - raccontare era una forma di resilienza, un segno di amore.
Da questa donna - e da questa autrice - viene la bellezza delle sue storie: una bellezza che non temeva di mescolare errori e sogni, insicurezze e speranze, fragilità e risate.
Ed è con questo ritratto che voglio iniziare l’articolo. Perché sì Sophie non è più con noi. Ma le sue parole, il suo spirito, la sua capacità di guardare la vita con humour e umanità… continueranno a vivere, ovunque ci sia qualcuno pronto a ridere, sognare, innamorarsi di un libro.
Tutto è iniziato con un libro prestato da un’amica
Il mio viaggio con Sophie è cominciato grazie alla mia amica Vanessa.
È stata lei a prestarmi Ti ricordi di me? — e non sapevo, allora, che quel gesto così semplice avrebbe aperto una porta enorme.
Lo lessi in pochi giorni, e da lì fu impossibile tornare indietro: ho aspettato ogni nuova uscita, come un appuntamento con una parte felice e sincera di me.
Una vita non proprio perfetta… come un titolo che mi rappresentava
Per un periodo, il mio nickname su Instagram era proprio lamiavitanonproprioperfetta.
Era un modo spontaneo di dire che sì, la mia vita era piena di inciampi, di caos, di risate fuori posto… ma che c’era poesia anche lì.
Sophie me l’aveva mostrato con i suoi personaggi imperfetti, buffi, teneramente disastrosi.
Il primo film al cinema con le amiche
Un altro ricordo che oggi sento ancora più vivo è il primo film che ho visto al cinema da sola con le mie amiche: I Love Shopping.
Ricordo perfettamente l’emozione, le risate, l’entusiasmo di sentirci, in qualche modo, tutte un po’ Becky Bloomwood.
Era un rito di passaggio, un pomeriggio di libertà e identità che ha il profumo di un’epoca felice.
L’autrice che ho consigliato a tutti (e che è entrata nei miei ringraziamenti)
Nel tempo, Sophie è diventata l’autrice che consigliavo a chiunque mi chiedesse qualcosa di leggero ma intelligente, romantico ma brillante, divertente ma capace di farti vedere meglio te stesso.
Per questo, quando ho scritto il mio romanzo, non potevo non citarla nei ringraziamenti: perché una parte del mio coraggio, del mio modo di scrivere, del mio desiderio di raccontare emozioni “vere”, arrivava direttamente da lei.
L’articolo che le ho dedicato quando era ancora con noi
Non dimenticherò mai il giorno in cui uscì la sua intervista su Robinson – la Repubblica.
Scrissi un articolo per il mio blog per parlare di lei, della sua voce, e del suo ultimo romanzo Cosa si prova?, un titolo che oggi mi risuona nel cuore con una potenza nuova.
Era il mio modo di celebrarla mentre era ancora qui, di farle arrivare almeno un po’ della gratitudine che provavo - e che provo - per il suo lavoro.
L’eredità che ci lascia
Oggi, mentre il mondo dice addio a Sophie Kinsella, io ripenso a tutto ciò che mi ha regalato:
le risate, il comfort, la dolcezza dei suoi personaggi, la sua capacità di mettere il caos della vita sotto una luce che non giudica, ma accoglie.
Non leggeremo più nuove storie nate dalla sua penna, ed è una ferita.
Ma il mondo che ci ha lasciato continua a vivere in ogni pagina, in ogni gaffe, in ogni pensiero fuori posto, in ogni amore imperfetto che lei ci ha insegnato a guardare con tenerezza.
Grazie Sophie.
Per la tua voce, per le tue storie, per aver acceso qualcosa dentro di me che ancora oggi continua a scrivere.


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