Ok devo parlarvene perché ormai su TikTok non si parla d’altro: L’estate nei tuoi occhi è ovunque e io non ce la faccio più a tenere dentro tutto quello che penso. Da fan di Jenny Han da tempi non troppo sospetti (sì, parlo di quando lessi Tutte le volte che ho scritto ti amo e mi innamorai perdutamente di Peter Kavinsky), per me vedere questo successo è come un cerchio che si chiude. Jenny Han non ha solo scritto dei romanzi carini: ha creato un vero e proprio impero e sta vivendo una rivincita pazzesca.
Sono di parte? Probabile, ma sono anche stanca di vedere attribuito il successo a della semplice fortuna, e trovo estremamente noioso chi non sa argomentare e attribuisce qualsivoglia forma di successo a variabili esterne. Quindi se siete fra quelli, e se lo snobismo è il vostro pane quotidiano, non perdete tempo a leggere questo articolo. Perché riconosco i mille difetti di questa serie, ma anche i suoi molteplici pregi, perché tenere incollati milioni di spettatori è un pregio.
Partiamo da TikTok: ditemi se anche voi finite in quel loop infinito di edit di Conrad con le canzoni di Taylor Swift in sottofondo (Spoiler: sono team Conrad). E non ditemi che non è tutto studiato, perché secondo me Jenny Han sa esattamente cosa funziona: primi amori, cuori spezzati, la malinconia dell’estate che finisce. È roba che ci colpisce tutti, anche quando pensiamo di essere troppo grandi per queste cose. Vedo TikTok di coppie over 40 che guarda e commenta L'estate nei tuoi occhi come se fosse una partita dei mondiali.
Gli hashtag legati alla serie macinano miliardi di visualizzazioni, e la viralità di certe scene non è un caso: la regia, la fotografia e perfino i dialoghi sono pensati per diventare facilmente condivisibili e trasformarsi in contenuto social. È marketing, certo, ma è anche la dimostrazione che la Han - e chi lavora con lei - conosce bene il linguaggio della sua generazione di lettori e spettatori.
E poi scusate, ma vogliamo parlare della colonna sonora? Taylor Swift praticamente accompagna ogni passo della storia. Per me che sono una sua fan, questa cosa mi manda fuori di testa: ogni volta che parte una sua canzone mi sembra che stia parlando direttamente a me, e il fatto che sia legata a momenti chiave della serie la rende ancora più speciale. Jenny Han sa che la musica è un’arma potentissima e l’ha usata alla grande. In più, avere Taylor come colonna sonora ufficiale è stato un colpo di marketing geniale: non solo attira i fan già esistenti, ma trasforma la serie in un’esperienza emotiva collettiva.
Ora, qualcuno dice che L’estate nei tuoi occhi abbia avuto solo fortuna. Io non ci sto. La fortuna può aiutare, certo, ma Han ha fatto delle scelte precise: ha preso in mano i suoi libri, li ha adattati in prima persona, ha reso la storia più inclusiva e contemporanea, ha messo insieme un’estetica super curata e ha centrato in pieno il pubblico a cui voleva parlare. Non è un colpo di fortuna, è strategia e talento.
E infatti i numeri parlano chiaro: milioni di spettatori su Prime Video, hashtag che macinano visualizzazioni, fandom impazziti. Non dimentichiamoci che Jenny Han ha avuto lo stesso successo anche con Tutte le volte che ho scritto ti amo, e da lì non si è più fermata. È passata dall’essere un’autrice YA a diventare showrunner e produttrice: un controllo creativo che non è da tutti e che le ha permesso di trasformare i suoi libri in universi multimediali.
C’è chi lo trova banale, chi lo considera una perla. Io penso che sia semplicemente onesto: racconta l’adolescenza con tutte le sue contraddizioni, con leggerezza ma anche con malinconia. Non è roba per critici snob, è roba per chi ha voglia di sentire ancora quelle farfalle nello stomaco, per chi non ha paura di emozionarsi davanti a una scena che parla di primi amori e di addii inevitabili.
Jenny Han ha iniziato la sua carriera come bibliotecaria per ragazzi, ma già nel 2006 pubblicava il suo primo romanzo, Shug. Da lì, ha scritto diverse opere YA, tra cui le serie di The Summer I Turned Pretty e To All the Boys I’ve Loved Before, entrambe diventate bestseller del New York Times e tradotte in oltre trenta lingue.
Non solo ha scritto i libri, ma è stata anche showrunner e produttrice delle serie TV tratte dalle sue opere – una scelta rara e significativa nel panorama delle trasposizioni letterarie. Ha portato The Summer I Turned Pretty su Prime Video e To All the Boys su Netflix, con un coinvolgimento creativo diretto.
La serie The Summer I Turned Pretty ha battuto record su Prime Video: nella seconda stagione era la serie più vista tra le donne 18-34 e, nella terza, ha raggiunto ben 25 milioni di spettatori globali nei primi 7 giorni.
Ha ricevuto premi e riconoscimenti, come il “Bingeworthy Show of the Year” ai People’s Choice Awards del 2024. Inoltre, è stata definita “Gen Z’s Nancy Meyers” per il suo modo di raccontare storie romantiche con tono genuino e contemporaneo
Anche se lo stile di Han è spesso descritto come semplice o “leggero”, perfetto per quel pubblico YA a cui si rivolge, non significa automaticamente “scarsa qualità”. Scusate, ma questo è un tema che mi accende ogni volta e che mi sta molto a cuore. Da lettrice romance (e da qualche anno anche da autrice) so cosa voglia dire essere giudicati per ciò che scegliamo di leggere, di scrivere, di guardare. Diverse recensioni — soprattutto quelle di adulti o lettori più esigenti — sottolineano limiti nella profondità dei personaggi o nella narrazione. Altri lettori, invece, lodano l’atmosfera “di vacanza”, i sentimenti sinceri e il calore delle dinamiche familiari.
Due commenti trovati sul web rappresentano bene questo pensiero:
“Not just that but her books are for young adults (teens)… Jenny really knows how to create characters that people care about.”
“Just bc something is popular doesn’t mean it’s good… it just means it appeals to a mass audience…”
È un promemoria utile: il valore di un’opera non si misura solo in profondità letteraria, ma anche nell’empatia che crea e nell’eredità culturale che lascia.
Ma poi, anche se fosse di scarsa qualità? Lasciatemi essere come Réne Ferretti e urlare al mondo che A noi la qualità ha rotto il ...
In conclusione: no, non è solo fortuna. Jenny Han si merita ogni singolo successo e noi fan ce la godiamo, anche riconoscendo le imperfezioni e ammettendo che non siamo di fronte ad un capolavoro (che poi, non era certo l'intento dell'autrice). Ha capito come scrivere storie che restano, come trasformarle in fenomeni culturali e come sfruttare i social e il marketing per amplificarne l’impatto. E nel frattempo, io continuo a tifare Conrad e ad ascoltare Taylor Swift in loop, perché sì, certe cose non cambiano mai.


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