Io lo ammetto senza vergogna: sono sempre molto scettica davanti a un sequel, soprattutto quando si parla di commedie che hanno fatto la storia degli anni 2000. Quelle pellicole hanno segnato un’epoca, e per me sono quasi intoccabili: raccontavano un mondo preciso, con una freschezza e una spontaneità che temo possa andare persa se riportata sul grande schermo vent’anni dopo.
Spesso penso: “E se questo seguito rovinasse un ricordo così positivo? Se non fosse all’altezza, e mi lasciasse solo l’amaro in bocca?”.
Proprio per questo sono entrata in sala con mille riserve per Quel pazzo venerdì ancora più pazzo. E invece… mi sono ricreduta.
Il film ha fatto una cosa che non è affatto scontata: ha saputo restare fedele all’originale, senza però fossilizzarsi. Ritroviamo il conflitto generazionale, tema classico e intramontabile, ma con uno sguardo aggiornato che include nuove sfide e nuove famiglie, allargate e complesse, specchio della realtà di oggi. È come se avessero preso la formula del primo film e l’avessero arricchita con nuove sfumature, senza snaturarla.
E poi, i dettagli che conquistano: i dialoghi brillanti, la colonna sonora azzeccata, le battute che strappano risate genuine. Senza contare le strizzate d’occhio alle commedie anni 2000: dalla data del matrimonio di Anna (un omaggio che chi ha amato Mean Girls non può non cogliere) fino alla presenza di Chad Michael Murray, che è stata per me un vero colpo al cuore nostalgico.
Prima di parlare del film in sé, vale la pena ricordare che Quel pazzo venerdì ha origini letterarie. La storia nasce infatti dal romanzo Freaky Friday di Mary Rodgers, pubblicato nel 1972: un libro per ragazzi che già all’epoca mescolava comicità e riflessione sul difficile rapporto madre–figlia.
Il successo fu tale che la Disney lo portò subito sullo schermo (1976, con una giovanissima Jodie Foster), per poi riproporlo più volte: nel 1995 in versione televisiva, nel 2003 con Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan – la versione che ha conquistato un’intera generazione – e persino in un musical per Disney Channel nel 2018. Ora, con Quel pazzo venerdì ancora più pazzo, la saga torna al cinema e dimostra di avere ancora molto da dire.
Jamie Lee Curtis non ha bisogno di presentazioni: carismatica, ironica, sempre impeccabile. Ogni sua scena è una dimostrazione di quanto possa essere naturale e magnetica davanti alla macchina da presa.
Lindsay Lohan, invece, era quella che temevo di più: negli ultimi anni mi aveva lasciata un po’ perplessa in alcuni ruoli. Ma qui torna a brillare, con quell’energia e quella verve che me l’avevano fatta amare nei primi anni Duemila. Vederla in coppia con Curtis è stata una vera gioia cinematografica.
Il successo di Quel pazzo venerdì ancora più pazzo inevitabilmente fa pensare ad altri sequel in arrivo. Uno su tutti: Il diavolo veste Prada 2. Confesso che lì la mia diffidenza resta altissima. Perché il primo film, con Meryl Streep e Anne Hathaway, era praticamente perfetto: elegante, tagliente, ironico, con battute diventate iconiche. Ho paura che rimettere mano a una storia così compiuta possa snaturarla o renderla solo un’operazione nostalgica senza sostanza.
E non è l’unico caso: Hollywood negli ultimi anni sembra vivere di reboot e sequel. Alcuni funzionano, altri meno. Per me la discriminante è sempre la stessa: c’è davvero qualcosa di nuovo da dire? Oppure si tratta solo di un’operazione commerciale?
Quel pazzo venerdì ancora più pazzo ha dimostrato che, quando c’è rispetto per il materiale originale e una volontà autentica di raccontare un pezzo di presente, il risultato può essere sorprendente.
Forse il segreto è proprio questo: entrare in sala con la consapevolezza che il sequel non potrà mai cancellare la bellezza del primo, ma può aggiungere qualcosa di inaspettato. E, a volte, può perfino restituire quelle stesse emozioni, aggiornate ai tempi di oggi.
Quel pazzo venerdì ancora più pazzo per me è stato un bellissimo esempio di come un seguito possa funzionare. Ora la domanda è: quanti altri film riusciranno a fare lo stesso senza intaccare il ricordo delle commedie che hanno segnato un’epoca?






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