Il profumo del basilico e la leggenda delle teste di moro: quando l’amore diventa ceramica (e magari pesto)
C’era una volta - e per fortuna c’è ancora - una terra in cui il mare canta, il sole picchia, e il basilico cresce rigoglioso anche dentro le tragedie.
Il profumo del basilico, romanzo di Costanza Di Quattro pensato per giovani lettori (ma perfetto anche per chi giovane non lo è più, ma ci prova. Sottointeso: tipo me.), ci racconta due storie intrecciate: quella di Sebastian e Otto, due ragazzi del Trentino in vacanza in Sicilia, e quella, ben più antica, di Elisabetta e Hassan, l’amore travolgente che diede origine alla leggenda delle teste di moro.
Appena arrivati in Sicilia, Otto e Sebastian incontrano Lighea e Gigi, due ragazze del posto. Tra Lighea e Sebastian scatta subito qualcosa. Un’attrazione magnetica.
Da qui, l'intreccio delle due storie diventa più chiaro.
Sebastian e Lighea si cercano, si scoprono, si desiderano, mentre, secoli prima, Elisabetta e Hassan vivevano un amore altrettanto travolgente, ma molto meno fortunato.
Una giovane palermitana e un moro affascinante: si incontrano, si amano, lui le fa girare la testa (spoiler: gliela farà girare anche lei, ma in senso molto più letterale).
Quando lei scopre che lui ha una famiglia lontana, decide che non lo perderà. Mai. Gli taglia la testa, ci pianta dentro del basilico, e lo espone sul balcone.
Non proprio romanticismo alla Jane Austen, ma da allora i balconi siciliani sono pieni di vasi a forma di testa, bellissimi, intensi, un po’ inquietanti.
I due fili narrativi si rincorrono come onde sulla riva, e il collante è sempre lui: il basilico. Sembra innocuo, tenero, profumato. Ma è come certi amori: se lo trascuri ti punisce, se lo tradisci ti seppellisce.
E questo romanzo lo sa bene. Perché Sebastian ha un segreto, proprio come Hassan. Ma farà la sua stessa fine?
Beh per scoprirlo devi leggere il romanzo.
Il profumo del basilico è una lettura leggera solo all’apparenza: parla di emozioni forti, di identità, di gelosia, e di come certi miti non passano mai di moda, anche dopo mille anni.
(E fidati: se il basilico è sul balcone… non è solo per il sugo.)
Curiosità: la ceramica di Caltagirone, bellezza fatta a mano
Se le teste di moro sono nate a Palermo (nella leggenda), la loro patria artistica è Caltagirone, cittadina arroccata tra le colline e famosa in tutto il mondo per la sua ceramica decorata a mano.
Ogni testa è diversa: alcune nobili, altre più popolari, alcune con occhi dolci, altre con lo sguardo che ti segue per la stanza (e giudica le tue scelte di vita, tipo il tuo ex).
Realizzarle richiede maestria: si modellano a mano, si cuociono, si smaltano e poi si decorano con colori vivaci e motivi arabeggianti. C’è chi le compra in coppia (lei e lui), ma c’è anche chi ne prende solo una. E chi ci pianta dentro il basilico, perché la tradizione va rispettata — e profumata.
E visto che parliamo di basilico… la mia ricetta del pesto
Sì, sono siciliana. E no, non me ne vogliano i liguri, ma il pesto lo faccio a modo mio, con amore, con un mortaio se ho tempo, con un mixer se è lunedì... spesso anche martedì.
75 gr di foglie di basilico
40 gr di parmigiano
35 gr di pecorino (toscano o romano)
1/2 spicchio d'aglio
30 gr di pinoli (o di mandorle)
sale q.b.
130 gr di olio evo
NB: Se gli strumenti di lavoro e gli ingredienti sono freddi, il pesto manterrà un bel colore verde acceso.
1) Sfoglia il basilico
2) Lava le foglie e asciugale con delicatezza
3) in una caraffa o mixer aggiungi il basilico, il sale, lo spicchio d'aglio (pelato) i pinoli e l'olio e frulla tutto
4) a metà lavoro aggiungere i formaggi e continuare a frullare
Et voilà, servite e gustate!
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