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Cara Bridget ...

 Attenzione: questo articolo va letto ascoltando obbligatoriamente All by my self e mangiando una vaschetta di gelato Ben & Jerrry's.

Prima di iniziare a leggere l'articolo devo avvisarvi della presenza di spoiler sui film di Bridget Jones (non sull'ultimo uscito in sala). Non so quanto si possa parlare di spoiler visto che il penultimo è stato distribuito già nove anni fa, ma meglio essere precisi. 



A chi resta, Buona lettura :)

Il 27 febbraio è arrivato nelle sale italiane l'ultimo capitolo della serie dedicata all'antieroina per eccellenza: Bridget Jones. Il film, quarto e ultimo della serie, si intitola Bridget Jones: Mad About the Boy, tradotto in italiano come Bridget Jones: Un amore di ragazzo.

Già dall'uscita del trailer, la pellicola aveva suscitato discussioni e, come sempre, diviso il pubblico. C'è infatti chi ha esclamato "Col cacchio che lo vedo senza Mark Darcy!" e chi ha esultato per il ritorno, dopo ben nove anni – sì, assurdo, sembra che sia uscito ieri – di Bridget Jones’s Baby.

Io, come di consueto, mi sono ritrovata in una via di mezzo. Se da una parte la dipartita di Mark Darcy mi ha fatto pensare "Era necessario un nuovo film?", dall’altra, essendo affezionata alla mitica antieroina fin da ragazzina, mi ha portato al cinema con un mix di sentimenti: l’eccitazione di rivedere Bridget sul grande schermo, ma anche la tristezza nel sapere che sarebbe stata l'ultima volta.

Ma prima di parlarvi di questo ultimo capitolo, facciamo un passo indietro. Chi è Bridget? E perché la amano praticamente tutti? 

Correva l'anno 1996 quando la sottoscritta veniva al mondo e, a quanto pare, insieme a lei, la più sbadata, imperfetta, divertente, ironica, tagliente ma soprattutto irresistibile ... Bridget Jones. Ora comprendo perché ci accomunano così tante cose. 

Bridget Jones nasceva però dalla penna della scrittrice, produttrice, giornalista e sceneggiatrice inglese Helen Fielding. 

Helen non si aspettava mica che la sua Bridget diventasse così popolare, e che le sue disavventure avrebbero divertito migliaia di lettori da qualsiasi parte del mondo. 

 


E se il libro era già stato un successo inaspettato, la vera sorpresa arriva quando, nel 2001, Sharon Maguire dirige il film Il diario di Bridget Jones, dando a Bridget il volto di Renée Zellweger, che venne anche nominata agli Oscar per il ruolo di migliore attrice protagonista.



Vi svelo due curiosità riguardo al romanzo Il diario di Bridget Jones: la prima è che il testo è frutto della riorganizzazione di articoli precedentemente pubblicati nelle rubriche dell'autrice per i giornali The Independent e The Daily Telegraph. La seconda è un po' più conosciuta, ovvero l'ispirazione dell'autrice da Orgoglio e pregiudizio, sia nel romanzo che nella serie TV, ed ecco perché Mark Darcy ed ecco perché Colin Firth.


Insomma quindi, nel 2001 Bridget prende vita sul grande schermo, e insieme a lei i suoi mitici ed iconici protagonisti maschili: Mark Darcy e Daniel Cleaver, interpretati rispettivamente da Colin Firth e Hugh Grant.

Abbiamo da una parte un avvocato dei diritti umani, timido, introverso, serio, scostante e qualche volta altezzoso e dall'altra parte il capo di Bridget, un donnaiolo irrecuperabile.

Questa scena... semplicemente ICONICA

Ma il maglione con la renna mi ha rubato il cuore.

Bridget è una trentenne single, con una carriera da giornalista avviata, un gruppo di amici solido, tanto alcol in corpo e più figuracce che capelli. La madre vuole farle conoscere l'avvocato Darcy, mentre Bridget ha una cotta per Daniel.



Darcy appare subito come l'uomo più lontano dal mondo di Bridget, mentre Daniel sembra usare il suo fascino per sedurre tutte le donne che incrociano il suo cammino, fuorché Bridget.

Sarà proprio un primo incontro disastroso con Mark Darcy a dare a Bridget la spinta per iniziare a scrivere un diario delle sue avventure, o meglio, disavventure. 

Insomma, la nostra eroina si ritroverà all'interno di una specie di triangolo amoroso dal quale faticherà ad uscirne. 

Ricapitolando: da una parte abbiamo un Darcy degno di questo nome. Il bravo ragazzo dall'aria distaccata. Dall'altra abbiamo un Casanova che forse per la prima volta inizierà davvero a provare qualcosa che vada oltre l'attrazione fisica, ergo un bad boy con qualche piccola possibilità di redenzione.

E voi che team eravate?

Comunque, sappiamo tutti come finisce il primo capitolo o devo ricordarvi che "i bravi ragazzi fanno anche molto di più c*zz0"?

Tutto bene quel che finisce bene... ehm, non proprio.

Bridget torna nel 2014 con Che pasticcio Bridget Jones! anch'esso tratto dall'omonimo romanzo ma dovete sapere che questa volta le differenze fra romanzo e pellicola sono davvero tante.


In questo secondo capitolo, a Bridget succede di tutto. La sua relazione con Mark viene ripetutamente minata da insicurezze, dalle differenze troppo evidenti tra i due, e da Daniel, con il suo indiscutibile fascino nel far capitolare le donne.

Ma anche questa volta il lieto fine ci accompagnerà, e Bridget sembra aver chiuso per sempre con Daniel. 

Nel 2016 arriva nelle sale Bridget Jones's Baby, uno di quei film che considero un antidoto al malumore. 

Bridget si ritrova invischiata in un nuovo triangolo amoroso.

Il film si apre con un funerale, dove apprendiamo che Daniel ci ha lasciati. Ma tranquilli, nessuna lacrima, si ride e anche tanto.

Scopriamo che Bridget e Mark si sono lasciati, e Mark si è addirittura sposato con una donna che, sulla carta, sembra perfetta per lui.

Bridget, a questo punto, è single, e Miranda, una sua collega e amica, decide che ha bisogno di un'avventura.

Questa avventura Bridget la vivrà con il Dottor Stranamore. Sì, proprio lui, Derek Shepherd! Ma che dico, insomma, Patrick Dempsey, nei panni di un biliardario di nome Jack.

I due trascorreranno una notte insieme per poi perdersi di vista.

Poco dopo, durante il battesimo del figlio di una delle sue più care amiche, Bridget rincontra Mark. Mark si rivela ancora innamorato di Bridget e confessa a quest'ultima di stare per divorziare. I due avranno un'avventura di una notte.

Sarà così che, dopo aver compiuto quarantatré anni, Bridget scoprirà di essere incinta e... non sa chi è il padre del bambino.



Dopo una serie di disavventure per trovare Jack e ritrovare Mark, Bridget confesserà a entrambi di essere incinta, ma non dirà loro dell'esistenza dell'altro. Questa ulteriore confessione avverà in un secondo momento.

Questo capitolo di Bridget Jones a mio avviso è il più esilarante fra i tre.


Non demordete, alla fine non solo scopriremo chi è il papà, ma avremo anche un lieto fine da favola, degno di una perfetta commedia romantica.

E dopo nove anni, Bridget è tornata.
Lo ammetto, signor giudice, sono colpevole di aver pensato, appena visto il trailer: "Era davvero necessario?". Insomma, Bridget aveva già avuto il suo finale felice; perché rimetterla sulla via dell’incertezza? E soprattutto, perché portarle via Mark Darcy? (Questo non è uno spoiler, dato che la morte di Mark Darcy è già annunciata nel trailer).
E perché toglierlo anche a noi?
Non ho pensato "non lo vedrò mai", però ho tentennato.

Insomma, alla fine questo 27 febbraio è arrivato, e con lui anche la voglia di andare al cinema a salutare Bridget come si deve.

Sono andata con due care amiche, perché Bridget ha sempre celebrato l’importanza dell’amicizia, quanto sia fondamentale avere gli amici giusti al nostro fianco. E quindi, non era un film che avrei potuto vedere da sola (o forse sì, ma non sarebbe stato lo stesso).

Siamo entrate con il sorriso e siamo uscite con gli occhi lucidi.

Vi dico, se siete indecisi: dategli una possibilità.

Questo ultimo capitolo è un degnissimo finale per Bridget Jones.
Fa commuovere, fa riflettere, e ovviamente, fa ridere.

Ma adesso voglio salutarla a modo mio, anzi, a modo suo...

Cara Bridget,

Ecco, finalmente sono arrivata al momento in cui ti saluto. Come ogni grande storia che ha segnato una parte della mia vita, anche la tua merita un addio speciale. E come avresti fatto tu, ho pensato che l’unico modo giusto per farlo fosse prendere carta e penna, senza filtri, senza schermi, semplicemente con il cuore in mano.

Non posso fare a meno di pensare a quanto tu mi abbia accompagnato in questi anni, con la tua spontaneità, i tuoi disastri, e la tua eterna ricerca della felicità. Sei stata una compagna di viaggio incredibile, capace di farmi ridere e piangere allo stesso tempo. Con te ho imparato che la vita è fatta di imperfezioni, di alti e bassi, ma che l’importante è non smettere mai di cercare l’amore, l’amicizia e se stessi.

Siamo nate lo stesso anno, io di carne e tu di carta, e come ho scritto prima, non lo reputo un caso. Come te, sono impacciata, distratta, e a volte logorroica (o come direbbe Mark Darcy: "sofferente di diarrea verbale"). Raramente faccio qualcosa di giusto, colleziono figuracce e disastri in ambito sentimentale. A differenza tua, però, non bevo, non fumo e non ho quel figo di Colin Firth seguito da Hugh Grant che mi corteggiano.

Ci hai insegnato che essere imperfette va bene, che i mutandoni della nonna possono essere sexy e che cantare "All by myself" a squarciagola è liberatorio e terapeutico.

Ci hai insegnato che la scrittura può essere la risposta, e che amare e mettersi in gioco (con il rischio di sembrare ridicoli) è okay.

Hai rappresentato le donne vere, quelle incasinate, complesse.

Ma soprattutto, hai raccontato la crisi dei trent'anni, quella sensazione di sentirsi perse e vuote, la pressione sociale di dover trovare l’amore a tutti i costi. Hai detto, a modo tuo, quanto avere trent'anni faccia schifo e lo hai fatto trent'anni fa, non oggi. Abbiamo visto attraverso i tuoi occhi quanto possa essere frustrante vedere intorno a te persone sicure e realizzate, mentre ti senti incredibilmente fuori posto.

Grazie per la tua sincerità.

Ci hai insegnato che le relazioni possono essere complicate, e che se trovi la persona giusta, tutto diventa incredibilmente semplice – anche se con Mark hai attraversato momenti difficili. Ci hai insegnato che non bisogna mai cambiare per nessuno, perché il vero amore ci amerà esattamente per quello che siamo. (Sigh, amo quella scena). A tal proposito, ci hai insegnato che il bravo ragazzo è sempre la scelta giusta, ma che si può rimanere amici del bad boy che per un periodo ti ha fatto perdere la testa.

Ci hai insegnato che ognuno ha i suoi tempi, e che va bene rispettarli.

Ci hai insegnato che il vero amore può arrivare in qualsiasi momento e sotto diverse forme:
l'amore per il proprio lavoro, l'amore per gli amici, l'amore per la famiglia.

Ci hai anche insegnato che i tempi della maternità oggi sono diversi, e che avere un figlio dopo i quarant’anni può essere un'avventura incredibile e spaventosa allo stesso tempo.

La cosa più bella è che ci hai insegnato tutto questo senza presunzione, senza volerci davvero insegnare nulla, eppure...

...eppure, ci hai insegnato, senza parole, che la bellezza sta nell’essere autentici, nell’abbracciare le proprie imperfezioni e nel non smettere mai di cercare la felicità. Ci hai mostrato che la vita è fatta di alti e bassi, ma che è proprio nelle sue curve più inaspettate che si nascondono i momenti più belli.

Quindi, cara Bridget, grazie per averci fatto sentire meno sole, per averci fatto ridere e piangere con te, e per averci mostrato che va bene non avere tutte le risposte. La tua storia è un po' anche la nostra, e con te chiudiamo un capitolo che ci ha accompagnato nel cuore.

Addio, ma non addio davvero. Perché, come ci hai insegnato, nella vita non si sa mai cosa può accadere, e magari, un giorno, ci ritroveremo di nuovo.

Con affetto,

Marta. 






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