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Recensione La casa sul mare celeste di T.J. Klune

Ne avevo sentito parlare bene, l'hype due anni fa era altissimo e chiunque diceva la sua su questo romanzo, finalmente l'ho letto anche io e capisco il perché del suo successo... i miei due spicci dopo la trama: 

 Linus Baker è un assistente sociale impiegato al Dipartimento della Magia Minorile. Il compito che esegue con scrupolosa professionalità è assicurarsi che i bambini dotati di poteri magici, cresciuti in appositi istituti in modo da proteggere quelli "normali", siano ben accuditi. La vita di Linus è decisamente tranquilla, per non dire monotona: vive in una casetta solitaria in compagnia di una gatta schiva e dei suoi amati dischi in vinile. Tutto cambia quando, inaspettatamente, viene convocato nell'ufficio della Suprema Dirigenza. È stato scelto per un compito inconsueto e top secret: dovrà recarsi su un'isola remota, Marsyas, e stabilire se l'orfanotrofio diretto da un certo Arthur Parnassus abbia i requisiti per rimanere aperto. Appena mette piede sull'isola, Linus si rende conto che i sei bambini ospitati nella struttura sono molto diversi da tutti quelli di cui ha dovuto occuparsi in passato. Il più enigmatico tra gli abitanti di Marsyas è però Arthur Parnassus, che dietro ai modi affabili nasconde un terribile segreto. Un'incantevole storia d'amore ambientata in una realtà fantastica, meravigliosamente narrata, su cosa significhi accorgersi che, a volte, si può scegliere la vita che si vuole. E, se si è abbastanza fortunati, magari quella vita ci sceglie a sua volta.




Non è semplice parlare di questo libro, non lo è nella misura in cui un romanzo di entra dentro con prepotenza e al contempo dolcezza.

La casa sul mare celeste è una storia che paragonerei ad un'onda - per restare in tema - capace di travolgerti e cullarti al tempo stesso. 

Mi sono approcciata a questo romanzo con un ritardo abissale secondo la moda del momento, sul booktok infatti, questa storia ha fatto parlare tanto di sé all'incirca due anni fa, ma io sono una lumaca in questa vita, e arrivo sempre in ritardo ma comunque arrivo.

Mi aspettava nella libreria da tempo immemore, probabilmente anche a causa dell'incredibile successo avuto avevo un po' di paura ad approcciarmi a lui perché la delusione è dietro l'angolo, soprattutto quando un libro ha tutto questo successo, ma come penso abbiate immaginato non mi ha delusa, anzi, tutto il contrario.

Il romanzo parla di diversità e ne parla nel modo più ampio possibile, abbracciando qualsiasi forma di essa e portandoci ad interrogarci davvero su cosa sia questa fantomatica diversità, chi è il diverso? è giusto considerarlo tale? cosa e chi decide chi e cosa è diverso e chi è "normale"?

Attraverso la casa e i bambini che la compongono si dà vita ad un insieme di riflessioni, si sogna, ci si arrabbia talvolta - e adesso capirete il perché - ma soprattutto si spera.

L'autore è stato capace di affrontare di pari passo il tema delle ingiustizie (che sì, camminano a fianco con le cosiddette diversità) e di farlo nel modo più intelligente possibile.

La storia di ciascun bambino è volta a smontare i pregiudizi che tutti noi - chi più chi meno - ha intrinsechi dentro di sé. 

A fine lettura ti sentirai bene, scaldato, protetto e capito. A fine lettura vorresti essere anche tu in quella casa sul mare celeste.

Lo stile narrativo mi è piaciuto molto e permette alla storia di essere un fantastico ibrido fra un fantasy e una favola. 

Ho faticato nelle prime cento pagine perché il romanzo deve carburare, ed essendo tutto narrato dal punto di vista dell'assistente sociale Linus a fine lettura capisci che quell'inizio così tentennante avesse la sua ragione di esistere.

Noi lettori siamo un po' Linus, e abbiamo bisogno di occhi nuovi per assaporare questa storia e uno sguardo nuovo non si cambia dall'oggi al domani.

Mi ha ricordato più volte Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali, ma se quello ha un'atmosfera cupa e grottesca (non a caso la versione cinematografica è andata in mano a Tim Burton che fra le altre cose ha fatto della diversità il suo fulcro narrativo) questo ha dei colori vivaci e una dolcezza permanente nelle sue 490 pagine.

Lo consiglio? Decisamente sì, e lo consiglio a tutti, grandi e piccoli, maschi e femmine, a tutti, senza nessuna distinzione.

Ma fatemi dire che in particolar modo lo consiglio a chi come me lavora nel sociale, a chi si occupa di educazione, a chi lavora con gli ultimi, con i dimenticati e spesso con i non voluti ed integrati dalla società. Manda un messaggio di speranza non indifferente soprattutto per chi come me per cause esterne delle volte perde il senso dell'orientamento e si chiede "ma non potevo scegliermi un lavoro più semplice?"

Buona lettura, M. 


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