Sono profondamente convinta di una cosa: non siamo noi a scegliere i libri, sono loro a scegliere noi, e con questa lettura ne ho avuto ancora una volta la prova.
I miei due spicci su Il mare fino a qui, dopo la trama.
Un lungo racconto che tocca corde sensibili. Due protagoniste difficili da dimenticare.
Jackie lascia Birmingham per concedersi un breve soggiorno vinto con un concorso a premi. Questo, almeno, è quello che dichiara ai colleghi che la vedono partire senza dare ulteriori spiegazioni. In verità, sotto suggerimento della sua analista, è alla ricerca di uno spazio dove poter decomprimere dopo il lutto che l’ha colpita. A Pant Glas, meta scelta per il suo ritiro, incontra Edna che, insieme agli animali della sua fattoria, la esorterà a vedere con altri occhi il suo passato e il suo futuro.
Il mare fino a qui è la struggente e delicata storia di due donne ferite, consapevoli che l’accettazione sia l’unica via da percorrere per raggiungere la serenità.
Jackie lascia Birmingham per concedersi un breve soggiorno vinto con un concorso a premi. Questo, almeno, è quello che dichiara ai colleghi che la vedono partire senza dare ulteriori spiegazioni. In verità, sotto suggerimento della sua analista, è alla ricerca di uno spazio dove poter decomprimere dopo il lutto che l’ha colpita. A Pant Glas, meta scelta per il suo ritiro, incontra Edna che, insieme agli animali della sua fattoria, la esorterà a vedere con altri occhi il suo passato e il suo futuro.
Il mare fino a qui è la struggente e delicata storia di due donne ferite, consapevoli che l’accettazione sia l’unica via da percorrere per raggiungere la serenità.
Cosa ne penso?
Questo racconto di Simona, come anticipato prima, ha scelto me e il momento giusto per essere letto. Sembra assurdo no? Ma solo agli occhi di chi non legge, i lettori sanno benissimo che queste magie avvengono.
La storia di Jackie è una storia comune, tutti noi abbiamo perso qualcuno, tutti noi conviviamo con un dolore più o meno ingombrante, tutti noi abbiamo imparato a conviverci in un modo o in un altro.
La perdita di una persona cara ti lascia un vuoto dentro, un vuoto che per la prima volta nella tua vita, rispetto ad altri vuoti, non senti l'esigenza di colmare, anzi. Quel vuoto diventa familiare, diventa essenziale, sembra quasi che occuparlo voglia dire tradire chi non c'è più.
E Jackie non vuole che questo accada.
Lei vede il marito, no, non lo percepisce, lo vede proprio.
La sua psicoterapeuta le dà un consiglio, quello di allontanarsi dall'ambiente familiare per un po', e allora Jackie lo fa, anche se crede che questo non possa cambiare le cose, anche perché non vuole che le cose cambino.
Pant Glas sembra il luogo perfetto, lontano dalla città, incontaminato, silenzioso.
Isolato ma non troppo... perché qua conosce Edna.
Si sa, fra anime ferite ci si riconosce, e così sarà per Edna e Jackie.
Questo romanzo parla di amicizia, di rinascita, di accettazione.
Come ho scritto a Simona, è arrivato come una carezza nel momento del bisogno, perché ultimamente sento che le mie mancanze fanno più male delle altre volte, forse perché si sta avvicinando il Natale o forse perché sento il bisogno di parlare, di rendere partecipi, di coinvolgere chi non è più nella mia vita in tutto ciò che sta succedendo.
Non è possibile ma è possibile sedermi nella mia personale panchina di fronte al mare, ognuno di noi ne ha una, poi dove si trovi geolocalmente parlando non è importante. Mi siedo nella mia panchina e chiudo gli occhi, sento che non sono sola, e penso a quella poesia che mi piace tanto:
Quando non ci sarò più
cercami nella luce, nell'aria
nella dolce ombra della sera
nel volo primaverile degli uccelli,
nelle nubi e nel tramonto
in tutte le cose
che si possono dare per amore
e per amore prendono,
cercami
lungo ogni strada
che percorri.
Cercami
in ogni nuvola bianca
sull'azzurro orizzonte del mare,
lungo spiagge bruciate dal sole,
nelle mie poesie,
nei luoghi dove si intrecciano nella mente
pensieri sovrumani
cercami in ogni angolo della tua anima
lì mi troverai.
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